Alberto Krali – Sergio Romano – Vittorio Strada
LA MORTE DELL’INTELLIGENCIJA RUSSA
pp. 80 – € 10,33
ISBN 88-7198-406-4
Fa parte la Russia dell’Europa? Su questo tema si sono divise generazioni di intellettuali e politici, non ultimo Karl Marx che assegnava alla Polonia il ruolo di Scheidewand (parete divisoria) con la Russia asiatica. Un secolo e mezzo dopo, dalle ceneri dell’utopia comunista, riparte la rincorsa verso modelli di sviluppo e di rappresentanza politica occidentali. Il passaggio non è indolore. È un nuovo capitolo di una lunga storia che inizia per i tempi moderni con Pietro il Grande e che non si è ancora conclusa. Nella tradizione russa manca l’affermazione del primato della società civile, segno connotativo del modo di essere occidentale. Questa assenza ha creato i presupposti per la presenza di uno Stato fortemente autoritario, cui ha sempre fatto da contrappeso il ceto intellettuale. All’intelligencija russa era demandato il compito della formazione del consenso nazionale. Il suo ruolo assumeva quindi i contorni di una casta sacerdotale, ma era di per se stesso espressione di un’anomalia di fondo. Con l’apertura al mondo occidentale e la nascita di una pluralità sociale con interessi e opinioni diverse anche l’intelligencjia russa perderà sempre più la sua funzione storica e con la sua fine sarà segno dei tempi.